ANNO 14 n° 119
Peperino&Co.
Il tesoro di Cellere:
la chiesa di S. Egidio
>>>> di Andrea Bentivegna <<<<
25/07/2015 - 02:00

di Andrea Bentivgna

VITERBO - Qualsiasi testo di storia dell’arte non può non trattare la figura di Antonio da Sangallo il Giovane, questo grande architetto visse a cavallo tra quattrocento e cinquecento costruendò molti suoi capolavori proprio nelle nostre terre.

Legò il suo nome in modo indissolubile a quello del cardinale Alessandro Farnese, di cui abbiamo già più volte parlato, per il quale edificò un gran numero di edifici nella Tuscia come ad esempio la fortezza di Caprarola, sulla quale intervenì poi Vignola, la Rocca di Montefiascone abilmente restaurata o la città di Castro e i suoi edifici più rappresentativi.

Questo elenco non sarebbe però completo se non annoverasse anche una piccola ma elegantissima chiesetta che sorge nel bel mezzo della campagna nei pressi di Cellere. Si tratta di Sant’Egidio.

Dedicata al santo patrono del paese fu edificata tra il 1512 e il 1520 in occasione del fidanzamento tra Girolama Orsini e Pier Luigi, figlio di Alessandro. Fu proprio questa unione e la preziosa dote della sposa a consentire ai Farnese di entrare in possesso di quelle terre.

Di questa opera si conservano ancora i preziosi disegni originali eseguita dalla mano del Sangallo stesso che sono oggi custoditi agli Uffizi. Quanto all’architettura della chiesetta risulta immediatamente evidente che ci troviamo di fronte ad un superbo edificio in stile tardo-rinascimentale. La pianta è a croce greca, con i quattro bracci cioè di uguale lunghezza, che corrispondono a tre facciate uguali mentre sul quarto lato si trova un abside. Questo particolare è oltremodo interessante in quanto testimonia un momento di passaggio tipologico in cui uno schema a pianta centrale, tipico prodotto dell’umanesimo, è qui ancora pervaso da influenze più antiche che inducono il progettista a posizione un abside in corrispondenza di un asse prospettico privilegiandolo e distinguendolo di fatto dagli altri.

Sangallo, che fu allievo del grande Donato Bramante, riversa in questo edificio molti aspetti caratteristici del suo maestro che appaiono innegabili se si confronta la piccola chiesetta di Sant’Egidio con i lavori del suo maestro a Milano prima e quindi Roma e a Todi.

Si tratta dunque di un capolavoro da conoscere e nonostante sia fuori dai grandi itinerari della nostra terra merita assolutamente di essere conosciuto.





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